Tiraciatu, un termine dialettale che in Sicilia sta ad indicare un piccolo animale molto noto tra le storie popolari.
Si tratta di una creatura protagonista, suo malgrado, di leggende orribili, fonte di paura e disgrazie.
In realtà il tiraciatu non è pericoloso per l’uomo, al contrario di alcune specie di serpenti siciliani, e fa parte della fauna endemica mediterranea tanto da essere inserito tra le specie protette.
In questo articolo parleremo approfonditamente del tiraciatu per scoprire curiosità, leggende e abitudini di un rettile leggendario tipico dell’entroterra siculo, ma diffuso anche in Nord Africa, Sardegna, Grecia, Cipro e Malta.
Continua a leggere per addentrarti nella storia mitica del tiraciatu, in un mondo fatto di nascondigli e leggende.
Che animale è il Tiraciatu?
Il Tiraciatu non è altro che il Gongilo (Chalcides Ocellatus), appartenente ad una sottospecie delle lucertole detta sauro. Mezzo serpente e mezzo lucertola, il gongilo ha un corpo tozzo, testa e zampette piccole e lunga coda. Si muove serpeggiando tra rocce e campi e preferisce le zone antropizzate.
Per questo è facile trovarlo sull’Etna, magari vicino alle aree attrezzate e ai rifugi. Se lo vedi è facilmente riconoscibile grazie al suo corpo tondo di colore azzurro-verde argentato e dal fatto che più lungo di una normale lucertola, infatti da adulto può raggiungere una lunghezza di 30 centimetri.
In Sicilia ha diversi nomi, infatti oltre a “Tiraciatu” viene chiamato “Cocciu i sarda”, “Tiru” e “Pisci lavuraturi”, e tutti si riferiscono a questa piccola creatura che ricorda tanto un piccolo parente dei grandi draghi di Komodo della lontana Indonesia.
Ma capiamo adesso perché viene chiamato Tiraciatu e faceva molta paura al popolo, specialmente alle madri dei neonati.
Perché il Tiraciatu fa paura? Leggende e origini
La disperazione dovuta alle tante storie di morti bianche, ovvero la morte inspiegabile dei neonati in culla, hanno richiamato gli echi della mitologia greca.
Per trovare infatti una spiegazione a queste morti strazianti, venne in aiuto il mito di Era: moglie di Zeus, continuamente tradita dal dio, mandò due serpenti velenosi per uccidere il figlio Eracle.
Così la popolazione pensò che il gongilo, attirato dall’odore del latte che usciva dalla bocca dei neonati, andasse di notte o nei momenti di calma a tirare loro il fiato, da cui il nome Tiraciatu, per risucchiare il latte dal loro stomaco.
Così facendo i bambini soffocavano e morivano: per questa credenza popolare molti esemplari di gongilo sono stati ingiustamente sterminati, ma fortunatamente questo non ha arrecato danno alla specie.
Inoltre oggi il gongilo è protetto dalla Convenzione di Berna quindi non è in pericolo di estinzione, come purtroppo altre specie. In realtà ci sono anche leggende positive associate a questo animaletto, infatti si dice che utilizzi la sua coda per svegliare le persone di notte e avvisarle di un pericolo imminente come un terremoto oppure un incendio, contribuendo così a salvare le loro vite.
Scopriamo adesso di cosa si ciba il tiraciatu, così ti renderai conto di come il latte non faccia proprio parte della sua dieta!
Cosa mangia il Tiraciatu?
Il tiraciatu è un animale prevalentemente insettivoro, si nutre quindi di piccoli insetti ma anche di lombrichi e lumache, evitando la loro eccessiva diffusione, al contrario del fico d’india, di cui è ghiotto. Grazie alla sua digestione, i semi del fico d’india vengono espulsi attraverso le feci contribuendo così alla sua diffusione sull’isola.
Non disdegna anche la frutta, le uova, pezzetti di carne, pasta, pane e le foglie di vegetali come lattuga e broccoli. Con una dieta come la sua è ovvio che il gongilo non dovrebbe far paura all’uomo, infatti non è un pericolo né per adulti né per piccini.
In realtà sarebbe lui a dover avere paura di noi, visto cosa gli ha insegnato la storia con le persecuzioni a sue spese, inoltre i felini si divertono a giocare con il suo corpo tozzo provocandone spesso la loro morte.
Una volta capito come le leggende spesso possono essere deleterie per fauna e flora endemiche, approfondiamo nel prossimo capitolo l’importanza del gongilo all’interno dell’ecosistema siciliano e mediterraneo.
L’importanza del gongilo, animale protetto
Il gongilo o tiraciatu è un anello importante della catena alimentare animale: come abbiamo anticipato infatti, funge sia da preda che da predatore e contribuisce a mantenere sotto controllo il numero di chiocciole ed insetti, e alla diffusione della pianta di fico d’india.
Nel Parco dell’Etna diverse specie di animali sono protette per preservare la magnifica varietà della fauna italiana che però necessita una salvaguardia costante. Il gongilo fa parte delle 58 specie di rettili presenti in Italia, tutte e 58 protette dalla normativa nazionale (legge 157-92), dalle direttive internazionali (79/409) e dalle Convenzioni comunitarie (Barcellona, Berna, Bonn, Parigi e Washington).
Concludiamo l’articolo capendo dove vive il tiraciatu in Italia e dove quindi è possibile avvistarlo.
Dove si può incontrare il Tiraciatu in Italia?
In Italia, così come in altri paesi che si affacciano sul Mar Mediterraneo, il tiraciatu predilige i terreni sabbiosi o rocciosi, ama stare al sole come le sue cugine lucertole e si definisce specie sinantropica.
Il gongilo infatti apprezza molto gli ambienti alterati dalla presenza umana, come i giardini in cui si rifugia per trascorrere il letargo invernale.
Il gongilo è una specie diurna che scappa silenziosamente tra i cespugli o sotto i sassi appena percepisce la presenza umana, ma convive con altre specie pacifiche come le testuggini di terra.
Insomma se avvisti un tiraciatu non avere paura, probabilmente scapperà subito senza darti il tempo di guardarlo per bene!