I Miti Siciliani si fondano su una terra già ricca di suggestione e fascino, in cui le forze della natura, i contrasti, la bellezza e la cultura sono protagonisti indiscussi.
Tutto in Sicilia è mitico, teatrale, ricco di storia, folclore e magia, dunque miti e leggende intessono storie fantastiche e senza tempo che aumentano, se fosse possibile, la suggestione che i suoi luoghi suscitano.
Ogni anno milioni di persone vengono a visitare i luoghi che hanno reso mitica la Sicilia: isola in balia degli elementi naturali, i miti siciliani hanno infatti trasformato gli elementi in personaggi di storie e leggende.
E ogni giorno noi di Etna Est, amiamo raccontare ai nostri ospiti i miti più belli legati alla terra che tanto amiamo.
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In questo articolo approfondiremo 7 miti siciliani che hanno fatto il giro del mondo e che ancora oggi non vengono trattati come semplici storielle, bensì fanno parte del tessuto culturale della regione.
Pronto a conoscere personaggi mitici e leggende millenarie?
Cominciamo!
Miti siciliani legati all’Etna
Ci sono tanti miti siciliani legati all’Etna, l’elemento naturale più imponente e attivo che si trova in Sicilia. Non si può vivere su quest’isola e non avere una storia da raccontare che riguardi il vulcano: la vivace convivenza con l’Etna alterna bellezza e abbondanza della sua terra con i disastri che è capace di creare, specialmente con la cenere vulcanica emessa durante ogni parossismo.
Le tante dominazioni e culture che hanno dominato la Sicilia, hanno sempre impersonificato in qualche modo il grande vulcano, riconoscendo un temperamento vivace e a tratti iracondo.
Vediamo due dei miti siciliani più famosi riguardo l’Etna, il vulcano attivo più alto d’Europa.
Il mito di Efesto: il fabbro degli dei
I Greci, tra i primi a dominare la Sicilia e a lasciare testimonianze del loro passaggio, nei loro miti parlano dell’Etna come la dimora del Dio Efesto. Figlio di Zeus ed Era, Efesto inizialmente fu allontanato dall’Olimpo e, tra gli uomini, divenne un grande orafo.
Quando fu riammesso per volere della madre tra gli dei, per difenderla dall’ira di Zeus, Efesto fu scaraventato giù dall’Olimpo proprio dal padre, finendo con entrambe le gambe rotte.
Efesto, azzoppato ma forte della sua divinità, si creò una fucina dove ricostruirsele e costruire qualsiasi oggetto con grande fervore, e si dice che le eruzioni dell’Etna siano le scintille della sua fucina sempre in attività.
La leggenda di Encelado: il gigante sepolto
Un’altra leggenda sull’Etna parla di Encelado, uno dei fratelli di Zeus che, invidioso della sua potenza, volle costruire un monte più alto dell’Olimpo. Zeus per punire la sua ribellione, scagliò un fulmine distruggendo la sua costruzione che gli crollò addosso.
Da quel giorno Encelado è seppellito sotto l’Etna e i suoi attacchi di rabbia fuoriescono attraverso la bocca del vulcano come respiri infuocati.
I miti non sono finiti qui, continua a leggere per scoprirli!
Altri miti e leggende siciliani
La Sicilia è una terra ricca di miti e leggende che si intrecciano con la vita vera delle antiche dominazioni dell’isola.
Attraverso le prossime cinque leggende che abbiamo scelto di raccontare, faremo un viaggio tra le province di Messina, Catania e Siracusa, oltre a scoprire una leggenda che accomuna le sorti dell’intera isola, quale? Prosegui nella lettura per saperlo!
Il mito di Aretusa
La Fonte Aretusa si trova nel Golfo dell’isola di Ortigia, a Siracusa, e viene collegata al mito di Aretusa, una ninfa bellissima dalle grandi doti sportive, accudita nella sua crescita dalla dea Artemide. Un giorno Aretusa si bagnò nelle acque di un corso d’acqua, e la divinità di quel torrente, Alfeo, si innamorò di lei, cominciando a seguirla.
Aretusa, spaventata, scappò in Sicilia con l’aiuto di Artemide e sull’isola scese sotto forma di gocce di sorgente.
Alfeo, davvero innamorato di Aretusa, chiese aiuto al Dio Oceano, per raggiungere la Sicilia e Aretusa cedette al suo amore. Da allora le loro acque si uniscono per sempre nella “caverna” della Fonte Aretusa.
La leggenda di Aci e Galatea
Un altro mito legato alle acque dell’isola ci fa spostare nella provincia di Catania, dove molti paesi hanno il nome che inizia con il prefisso Aci, come Acitrezza con i suoi famosi faraglioni e l’isola Lachea, e Acireale.
Qui nacque la leggenda di Aci e Galatea, famosa grazie anche agli scritti del poeta latino Ovidio: Aci era un giovane e bellissimo pastore che si innamorò di una Ninfa, Galatea. Della ninfa però era innamorato anche Polifemo, il famoso ciclope omerico.
Polifemo, dopo essere stato rifiutato da Galatea e geloso del loro amore, uccise Aci. Allora per consolare Galatea dalla perdita del suo amato, gli dei trasformarono il sangue di Aci in fiume, identificato poi con il torrente Lavinaio che sgorga vicino Acireale e sfocia nel Mar Ionio.
La leggenda di Colapesce
A Messina, quando a governare la Sicilia c’era il re poeta illuminato Federico II di Svevia, arrivarono voci a corte su un certo Cola, un giovane le cui doti di nuotatore erano note a tutti.
Si diceva infatti che egli potesse stare in apnea per moltissimo tempo e camminare sul fondo del mare, così Federico II lo chiamò per metterlo alla prova, lanciando degli oggetti preziosi in mare chiedendo a Cola di riportarli indietro.
Durante una di queste immersioni però Cola non tornò più a galla: si dice infatti che, vedendo vacillante una delle tre colonne che reggono le punte della Sicilia, la colonna Peloro, decise di rimanere sott’acqua a tenerla.
E così ancora oggi Colapesce tiene in piedi la Sicilia e se ogni tanto si stanca, la terra trema un po’, ecco spiegati i frequenti terremoti in questa zona della Sicilia.
La leggenda delle Teste di Moro
Siamo a Palermo, dove al tempo della dominazione araba, un moro vide una giovane molto bella, dedita alla cura delle sue piante in balcone, e se ne innamorò.
La bella ricambiò il suo amore, ma presto scoprì che sarebbe dovuto tornare in Oriente dalla sua famiglia: sentendosi ingannata e tradita, nella notte gli tagliò la testa e dentro ci mise una delle sue piante, esponendo il macabro vaso in balcone.
Da allora i vasi raffiguranti le teste di moro, anche in versione femminile, sono uno dei simboli dell’artigianato siciliano, soprattutto della famosa ceramica di Caltagirone in provincia di Catania.
La leggenda di Scilla e Cariddi
Torniamo a Messina per parlare del mito sulle forze distruttrici del mare dello stretto tra Sicilia e Calabria.
Scilla e Cariddi erano due ninfe che a causa della bellezza, nel caso di Scilla, e della voracità, nel caso di Cariddi, furono trasformate in mostri divoratori e distruttori.
La leggenda di Scilla e Cariddi è antichissima, infatti ne parlano Omero nell’Odissea e Virgilio nell’Eneide. In un viaggio in Sicilia, tra leggende, bellezze naturali e architettoniche, ottimo cibo e divertimento, non ci si annoia mai!