Il rischio vulcanico è l’altra faccia della medaglia che si contrappone allo spettacolo che il vulcano Etna, tra i più attivi al mondo, dona a chi vive o visita i suoi paesaggi.
Il rischio vulcanico rappresenta una delle minacce naturali più affascinanti e allo stesso tempo pericolose al mondo. I vulcani, con la loro straordinaria capacità di distruzione e creazione, attirano da sempre l’attenzione di scienziati, geologi e turisti.
Tuttavia, comprendere il rischio vulcanico non significa solo ammirare la bellezza e la potenza della natura, ma anche sviluppare strategie per proteggere le persone e le infrastrutture dalle sue potenziali devastazioni.
In questo articolo esploriamo cosa si intende per rischio vulcanico e come viene calcolato e ridotto dagli enti preposti grazie alla costante opera di monitoraggio dell’attività vulcanica.
Per scoprire inoltre perché il rischio vulcanico legato al Monte Etna viene considerato relativamente basso non ti resta che leggere questo articolo.
Cominciamo!
Che cosa si intende per rischio vulcanico?
Il rischio vulcanico rappresenta la probabilità che un’area geografica possa essere colpita da fenomeni legati all’attività vulcanica, come eruzioni, emissioni di gas, flussi piroclastici, colate laviche e terremoti associati.
Questo rischio riguarda l’impatto potenziale che le frequenti eruzioni dell’Etna possono avere sulla popolazione, le infrastrutture, la flora e la fauna del luogo.
Gli esperti di vulcanologia e gestione del rischio monitorano costantemente i vulcani attivi per prevedere e mitigare i danni potenziali, considerando fattori come la frequenza delle eruzioni, la tipologia del vulcano, il tremore vulcanico dell’Etna e la densità abitativa delle aree circostanti.
Ma come si calcola nello specifico il rischio vulcanico di una determinata area? Scopriamolo insieme nel prossimo paragrafo.
Come si calcola il rischio vulcanico di un’area?
Calcolare il rischio vulcanico di un’area richiede un’analisi complessa che combina variabili geologiche, geofisiche e socio-economiche. Innanzitutto, si valuta la pericolosità del vulcano, che include lo studio della sua storia eruttiva, la frequenza delle eruzioni e la tipologia delle stesse (il tipo di lava dell’Etna in questo caso). Questa fase prevede la raccolta e l’analisi di dati storici, geologici e geochimici.
Successivamente, si valuta la vulnerabilità della popolazione e delle infrastrutture esposte. Questo implica analizzare la densità abitativa, la qualità delle costruzioni, l’accessibilità alle vie di evacuazione e la presenza di strutture critiche come ospedali e scuole.
Infine, si considera il valore esposto, che comprende il valore economico delle proprietà e delle infrastrutture presenti nell’area a rischio. Combinando questi tre elementi, gli scienziati utilizzano modelli matematici e simulazioni per ottenere una stima del rischio vulcanico, che può essere espresso in termini qualitativi (basso, medio, alto) o quantitativi (probabilità di danno in un determinato periodo).
Se ti stai chiedendo come può essere ridotto il rischio vulcanico, ne parliamo nel prossimo paragrafo.
Il rischio vulcanico può essere ridotto?
Sebbene non sia possibile eliminare completamente il rischio vulcanico, è possibile ridurre i suoi effetti significativamente attraverso una serie di strategie di mitigazione. Queste includono il monitoraggio costante del vulcano in questione, l’implementazione di sistemi di allarme precoce e la preparazione delle comunità locali.
Il monitoraggio dei vulcani comprende l’uso di sismografi, rilevatori di gas, satelliti e altre tecnologie per rilevare cambiamenti nell’attività vulcanica. Questi strumenti aiutano a prevedere le eruzioni con un certo anticipo, permettendo di evacuare le aree a rischio in modo tempestivo.
Le comunità locali possono essere preparate attraverso piani di evacuazione, esercitazioni regolari e programmi educativi che informano la popolazione sui comportamenti da adottare in caso di eruzione. Inoltre, la costruzione di barriere fisiche e canali di deviazione può aiutare a proteggere le infrastrutture dai flussi lavici.
Nel prossimo paragrafo vedremo quali sono le aree a maggior rischio vulcanico in Italia.
Quali sono le aree italiane a maggior rischio vulcanico?
L’Italia è uno dei paesi europei con il maggior numero di vulcani attivi, e diverse aree sono classificate ad alto rischio vulcanico. Tra queste, le più note sono:
- Vesuvio: situato vicino la città di Napoli, è uno dei vulcani più pericolosi al mondo a causa della sua storia eruttiva violenta e della densità abitativa della zona circostante. L’ultima eruzione risale al 1944, ma il Vesuvio è noto per la devastante eruzione del 79 d.C. che distrusse Pompei ed Ercolano.
- Campi Flegrei: un’area vulcanica situata a ovest di Napoli, caratterizzata da numerosi crateri e caldere. I Campi Flegrei sono monitorati attentamente a causa della loro potenziale capacità di produrre eruzioni esplosive.
- Stromboli: conosciuto come il “faro del Mediterraneo”, Stromboli è costantemente attivo e rappresenta una minaccia per gli abitanti dell’isola e per i turisti, oltre che per la costa settentrionale della Sicilia per i possibili maremoti che una sua eruzione potrebbe innescare
- Etna: sebbene il rischio vulcanico dell’Etna sia considerato relativamente basso rispetto agli altri vulcani menzionati, rimane uno dei vulcani più attivi del mondo e richiede un monitoraggio continuo.
Ci avviciniamo alla fine dell’articolo e finalmente potremo scoprire perché proprio quella dell’Etna è considerata l’area con il rischio vulcanico più basso.
Perché l’area dell’Etna viene considerata a rischio vulcanico basso?
L’area dell’Etna viene considerata a rischio vulcanico relativamente basso per diversi motivi. Innanzitutto, l’Etna è caratterizzato da eruzioni effusive piuttosto che esplosive, il che significa che la lava fuoriesce lentamente e scorre lungo i fianchi del vulcano, permettendo alle persone di evacuare in sicurezza.
Sembra strano, soprattutto se si è assistito ad un suo parossismo dal vivo, così irruento e spaventoso. Inoltre, la lava dell’Etna è molto viscosa per la presenza di silice, quindi procede ad una velocità molto lenta, raffreddandosi durante il percorso. Anche la topografia dell’Etna è uno dei motivi per cui il rischio vulcanico è basso: questa consente infatti alla lava di essere canalizzata verso zone meno popolate.
L’Etna è anche uno dei vulcani meglio monitorati al mondo: l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV di Catania) utilizza una vasta rete di sensori per rilevare segnali precoci di eruzioni, consentendo alle autorità di avvertire tempestivamente la popolazione e ridurre al minimo i rischi.
Per questo è possibile visitare l’Etna in completa sicurezza, ancora meglio se scegli di farlo accompagnato dalle nostre guide esperte: lo staff di Etna Est sarà felice di portarti a scoprire le bellezze che il vulcano siciliano sa offrire, raccontandoti la sua affascinante storia, i miti e le curiosità che lo caratterizzano.
Inoltre, le comunità che vivono ai piedi dell’Etna sono ben preparate e hanno sviluppato piani di evacuazione efficaci. La combinazione di monitoraggio avanzato, eruzioni prevalentemente effusive e una buona preparazione della comunità contribuisce a mantenere il rischio vulcanico dell’Etna a un livello gestibile.