Eruzione Etna 1669, tre parole che ancora oggi fanno tremare, parliamo infatti dell’eruzione più famosa e distruttiva che la Sicilia abbia mai visto. Il vulcano siciliano è per questo temuto ma allo stesso tempo amato, croce e delizia per chi abita il suo ricco e affascinante territorio.

Le eruzioni dell’Etna, uno dei vulcani più attivi al mondo, sono da sempre molto frequenti, ma quella del 1669 causò ingenti danni, modificando radicalmente il territorio e la vita dei suoi abitanti.

Questo devastante evento naturale si protrasse per mesi e la città di Catania, con il suo lungomare e i paesi dell’entroterra, portano ancora oggi le tracce del suo passaggio.

Nonostante questo, il rischio vulcanico connesso all’Etna non è molto alto rispetto ad altri vulcani italiani, e non è nemmeno annoverato nella lista dei vulcani più pericolosi al mondo.

Certo è pur sempre un vulcano, e fa quello che si suppone faccia un vulcano: eruzioni, parossismi, tremori, colate laviche, tutto il pacchetto insomma.

In questo articolo conoscerai meglio la storia e l’evoluzione dell’eruzione dell’Etna del 1669, quali paesi sono stati colpiti e come cambiò l’aspetto dei territori che furono interessati dal suo passaggio.

Pronto a partire per questo avvincente viaggio nel tempo?

Cominciamo!

Eruzione Etna 1669: quando è iniziata e da dove

L’eruzione dell’Etna del 1669 durò esattamente 4 mesi: ebbe inizio l’11 marzo, dopo settimane di intensa attività sismica, e si concluse l’11 luglio dello stesso anno.

Solitamente il tremore vulcanico e l’attività delle Salinelle, permettono di raccogliere dati che consentono di prevedere le imminenti eruzioni del vulcano e salvare almeno la popolazione.

Ciò che rende questa eruzione devastante, oltre alla durata e alla quantità di lava emessa, è stato il punto di apertura delle bocche eruttive, che si trovava sul fianco meridionale dell’Etna, a circa 950 metri di quota, nei pressi dell’attuale comune di Nicolosi.

grafica eruzione etna 1669

Fortunatamente per noi, le bocche attive del vulcano si trovano tutte in cima, ovvero a 3404 metri slm, anche se l’altezza dell’Etna varia in base all’attività vulcanica stessa. Non perdere l’occasione di visitare i Crateri Sommitali dell’Etna in completa sicurezza, accompagnato dalle nostre guide vulcanologiche esperte!

Dagli odierni Monti Rossi, dove si trova la Pineta di Nicolosi, la lava iniziò a fluire, riversandosi a valle e distruggendo ogni cosa sul suo cammino arrivando sino al mare e modificando per sempre l’aspetto della costa catanese.

Arrivò a lambire edifici storici come il Monastero dei Benedettini e il Castello Ursino, fortunatamente senza causare danni.

Ma quali furono i segnali prima dell’inizio della grande eruzione del 1669? Scoprilo nel prossimo capitolo.

Segnali e inizio della Grande Eruzione dell’Etna

L’eruzione dell’Etna del 1669 fu preceduta da segnali premonitori: già dall’8 marzo si cominciarono ad aprire delle fratture, e prima di queste la popolazione locale avvertì numerose scosse di terremoto, che aumentarono gradualmente di intensità.

L’11 marzo poi si aprirono le vere e proprie bocche eruttive in direzione Nord Ovest- Sud Est, e fu l’inizio della fase effusiva, con l’emissione di ingenti quantità di lava. La lava dell’Etna è molto viscosa e quindi anche lenta, ma se il condotto vulcanico è ben alimentato, può percorrere molti chilometri, minacciando boschi, raccolti e centri abitati.

La colata da subito si mostrò devastante, creando diversi fronti lavici per altrettanti bracci che andarono in diverse direzioni risparmiando ben poco sulla loro strada.

La colata riuscì a raggiungere perfino il mare, fermandosi completamente tra luglio e agosto, quando il vulcano iniziò la fase di degassazione e quindi anche la lava cominciò a raffreddarsi e solidificarsi del tutto.

Se ti stai chiedendo quali paesi incontrò lungo il suo cammino la lava dell’eruzione dell’Etna del 1669, continua a leggere.

Quali paesi sono stati impattati dall’Eruzione del 1669?

La colata lavica dell’eruzione del 1669 colpì molti centri abitati: esistono molte grafiche e quadri a testimonianza di questa incredibile eruzione, tra cui quello di Giacinto Platania conservato nella sagrestia del Duomo di Catania.

dipinto platania eruzione etna 1669

Ma ecco la lista di quali furono i comuni colpiti dalla colata dell’eruzione del 1669:

  • Nicolosi
  • Belpasso
  • Mascalucia
  • Mompilieri
  • Misterbianco
  • Camporotondo
  • San Pietro Clarenza

Alcuni di questi, come Camporotondo, fu completamente spazzato via, così come Nicolosi, dato che nel suo comune si aprì la bocca eruttiva. Altri subirono ingenti danni, come Belpasso e Misterbianco, ma anche Pedara, Trecastagni e Viagrande in cui i tetti delle case crollarono per il peso del materiale piroclastico emesso dalla colonna eruttiva.

Tutto il territorio di Catania cambiò aspetto dopo l’eruzione dell’Etna del 1669 e la sua storia si fuse per sempre con la morfologia odierna della città.

Inoltre, a soli 24 anni di distanza, un potente terremoto mise in ginocchio la stessa area, interessata dalla faglia Ibleo-Maltese a largo delle coste orientali, e si sentì fino in Tunisia.

Ma tornando all’eruzione, per sapere nel dettaglio cosa modificò nel territorio di Catania, leggi il prossimo capitolo.

I cambiamenti del territorio a Catania e non solo

Per dare un’idea della portata dell’evento, la quantità del materiale emesso dall’eruzione del 1669 si aggirò intorno ai 600 milioni di metri cubi, interessando un’area di ben 40 Km quadrati e producendo una colata lunga 17 chilometri, la più lunga degli ultimi 15 mila anni di storia dell’Etna.

I numeri di questa eruzione furono tali da modificare lo stile eruttivo del vulcano stesso!

Quando la colata raggiunse Catania riuscì ad abbattere in alcuni punti le mura medievali occidentali: era il 30 aprile, e i catanesi provarono ad arginare il fronte lavico costruendo muri di pietre a secco.

La colata seppellì tra l’altro anche il lago di Nicito e il fiume Amenano, che però trovò nuove vie sotterranee per sgorgare in mare, ed è ancora visibile in Piazza Duomo, nella fontana omonima.

Un braccio della colata scese verso il mare, circondando il Castello Ursino ed entrando in mare, creando così una nuova linea di costa di 800 metri.

castello ursino post eruzione 1669

Ancora oggi, nella zona del centro storico, si può camminare sulla colata che più di tutte insegnò molto ai suoi abitanti: non ci furono vittime infatti, perché la popolazione e le autorità seppero gestire per tempo l’emergenza.

Convivere con un vulcano non è semplice, ma ogni eruzione ha qualcosa da insegnare.